[Review] Fitocose VS Lavera - Shampoo per capelli colorati

E' circa un anno che tento di prendermi cura della mia chioma nel modo più ecobio possibile:
ho appreso, grazie a diverse letture e parrucchieri volanti negli anni, che più tensioattivi aggressivi ci sono negli shampoo, più saremo portati a grattarci la cute e provocarne la desquamazione. 
Ma soprattutto, è ormai noto a tutti, che i dannati siliconi presenti in moltissime categorie per la "cura" dei capelli, in realtà non fanno altro che creare una patina filmante sulle radici e le lunghezze, impedendo così una vera pulizia dei capelli e spingendoci a lavarli molto più spesso di quanto dovremmo per non stressarli -  quindi a spendere più euri per gli shampoo, quindi ad andare in bancarotta e finire sotto ai ponti.
L'ultima parte forse è un attimo azzardata, ma avete capito il concetto.

Tra i diversi shampoo da supermercato che ho usato durante il mio periodo da fuori sede senza soldi, rientrano soprattutto i Garnier Ultradolce. Buon odore, inci accettabile e compagnia bella.
Da quando sono rientrata a casa, però, avendo anche ripreso ad applicare l'henné con una certa regolarità, ho deciso di investire i miei soldi negli shampoo ecobio al 100% (che costano anche un botto - ma tanto li uso solo io, e quindi ciao ciao paghetta settimanale). 
Negli ultimi due mesi ho provato un paio di shampoo, destinati ai capelli colorati (ovviamente in modo naturale, veh). Il primo è di Fitocose, lo shampoo all'Henné; il secondo, preso qualche giorno fa (come si evince da questo post su Faccialibro), di Lavera, al latte di Mango. 




Partiamo dal primo: 
Per un costo di 7,50€, è uno shampoo altamente liquido che fa pochissima schiuma, come sottolineato sul flacone stesso (dopo diverse prove e spulciamenti sul web ho capito che andava diluito in una proporzione di 1:2 di acqua), ma al contempo, se usato bene, altamente lavante. 


Come si vede dall'Inci, c'è davvero dell'Henné (Lawsonia) al suo interno. E al secondo posto, dopo l'acqua, il gel d'Aloe vera. Ecco perché ha un potere altamente lavante e sgrassante!
Si fa fatica a usarlo correttamente i primi tempi, specialmente perché non si azzecca mai a primo colpo la dose per diluirlo: ma una volta che si ingrana, la schiuma si fa eccome, e lava benissimo.
La cosa straordinaria di questo shampoo è, però, l'immensa capacità riflessante e lucidante, oltre al fatto che (paradossalmente direi, data l'aloe in grande quantità), anche se appena tolti dall'asciugamano i capelli sembrano un nido di rovi, con il passaggio della spazzola, si districano immediatamente. E tra i dentini della Tangle Teezer (il mio amore sottoforma di spazzola) ne rimangono molti meno del solito.
L'odore è l'unica pecca: ricorda un po' quello dell'henné, leggermente più forte, ma non rimane sui capelli a lungo.
Non l'ho ricomprato: perché? Mi è sembrato che dovessi comunque lavare i capelli dopo un paio di giorni. Cosa che non mi era successa con altri shampoo eco bio provati (tipo uno de La Saponaria che mi ha fatto resistere cinque giorni cinque, mandatomi con un campioncino da Ecobelli quando comprai la Robbia dal loro sito). E quindi, ho deciso di provarne un altro. 

La mia scelta è ricaduta su quello di Lavera perché era in offerta col 30% di sconto, quindi da 9 e passa euro l'ho preso a 6 e qualcosa. Ottimo, considerata la celebrità del marchio. 


Anche questo si propone come protettore del colore, ma le differenze col Fitocose sono molteplici: la prima è la consistenza molto più simile a quella di uno shampoo (una sorta di gel trasparente), e infatti finora non ho avuto bisogno di diluirlo per fargli fare la sua schiuma. 
Poi, l'odore. Sei teletrasportato immediatamente alle Hawaii, quando ti lavi i capelli. 
Infine, il risultato sui capelli. Non lucida affatto e non districa minimamente come quello Fitocose (ma per carità, non lo dice da nessuna parte che dovrebbe farlo), quindi quando vai ad asciugarti i capelli non hai la sensazione WOW. 
E inoltre non ho notato nessuna differenza col colore, anzi. Mi sembrano un tantino spenti (e questo dovrebbe essere normale con gli shampoo privi di siliconi, per cui non me ne faccio un cruccio). 
Se col primo, durante la doccia, non notavo nessuna "scarica" di colore, con questo invece lo vedo. Per cui, uhmuhm.
Però fa il suo dovere lavante. Soprattutto non mi costringe, al secondo giorno, a lavarli di nuovo. Certo, al terzo sì, ma è colpa delle mie manacce che non riescono a stare ferme senza toccare i capelli ogni venti secondi. 
Considerazione finale? Non comprerò più neanche questo. Intanto perché difficilmente ritroverò il 30% sui prodotti Lavera; in secundis perché non è niente di spettacolare. 

Il prossimo acquisto penso che sarà uno tra gli shampoo Tea Natura, o Omia Laboratories (che sono anche più facili da reperire al supermercato), ma si accettano consigli spassionati!

Voi che shampoo usate di solito? 
Badate agli Inci o ve ne stracatafottete (da leggere con accento siculo)?
Ma soprattutto: Bradley Cooper è meglio di Ryan Gosling?

Al prossimo post!

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